venerdì 2 febbraio 2007

Cracco Peck, Milano

L’arte e l’intensità del piacere
La cucina è un’arte e quindi sedersi a tavola non è solo un atto prettamente fisiologico ma anche un
piacere in senso lato.
Non tutte le arti però sanno infondere nelle persone che si avvicinano ad esse lo stesso tipo di piacere, la stessa intensità. Il gotico del Duomo di Milano suscita grandiosità, genera un piacere immediato nello spettatore. L’opera di un grande architetto contemporaneo in linea di massima conferisce sensazioni più tipide nel pubblico che si accosta ad essa; suscita sì interesse ma spesso con qualche riserva. Quest’ultimo tipo di arte è meno accessibile ad un individuo medio che non mastichi quotidianamente di architettura moderna.

Alta cucina e piacere, il binomio non è scontato
L’ ampia premessa per dire cosa? Che se (ribadisco) la cucina è un forma di arte, all’interno dell’arte di “creare con gli alimenti” esistono per lo meno due correnti.
La prima è quella più classica, più essenziale e semplice anche nelle sue forme più elevate. Comprende il modo di cucinare tradizionale, con le ricette locali e tipiche di vari luoghi.
La seconda racchiude in sé tutte quelle cucine di alto livello, innovative, creative e di sperimentazione. Tipi di cucine che, ad un profano, possono anche far rimpiangere il risotto fatto dalla nonna o i bucatini che mangiava da bambino: erano sapori semplici, ma di grande intensità.

Cracco Peck, solo per addetti ai lavori?
Carlo Cracco, del ristorante omonimo, è un grandissimo chef, uno dei più titolati a livello mondiale. Produce alta cucina, elaborata, creativa, incredibile. Appartiene alla sicuramente seconda scuola culinaria, secondo la grossolana definizione che abbiamo dato sopra. La domanda che ci siamo posti è: ma Carlo Cracco è in grado di dare piacere al profano che entra nel suo locale per festeggiare l’anniversario di matrimonio o la laurea del figlio? Per risolvere l’arcano ci siamo dovuti sacrificare, in un freddo lunedi sera di gennaio.

Provare per credere
Il ristorante, a pochi passi dalla storica boutique di Peck, non è sfarzoso ma ha uno stilo rigoroso, vagamente minimal. Piacevole comuque, elegante. E fine, molto fine.
Tra i due menu, quello lombardo e quello innovativo, scegliamo il primo, più per immediatezza delle pietanze che per campanilismo.
Pronti? Si parte! Dieci portate per 90 euro, acqua inclusa, vino no. Due piccoli antipasti: la delicatissima crema di topinambur con vongole e nocciole, seguita dal salmone (crudo) marinato con alghe marine. Piatti “semplici” ma buoni. L’antipasto forte è il musetto di maialino con scampi e pomodori verdi (che ne alleggeriscono l’untuosità), con una curiosa e sottilissima crosta di polenta. Un piatto articolato e ricco, dalle lunghe sensazioni in bocca.
Arriva il primo simbolo di Milano: il risotto allo zafferano e midollo. Perfetto per cottura, cremosità e rispetto della tradizione.
Un classico (ma rivisitato) per secondo: non cotoletta bensì bocconcini di vitello lievemente impanati alla milanese (cotti alla perfezione!) con spinaci, zucca e carciofo.
Prima dei dessert una “piccola” selezione di formaggi (tra cui brie, pecorino toscano, toma del fieno piemontese, gorgonzola piccante) con mostarda di fico e di frutti rossi, il tutto accompagnato da pane con pistacchi uvette e nocciole.
La crema di arancia con riso soffiato è la prima pietanza che vuole iniziare ad addolcire con eleganza il palato. Seguirà, con grande soddisfazione delle papille gustative, una mousse di mascarpone con pan meino.
Finito? Quasi. Giusto lo spazio per la barbajata (una zabaione tipico meneghino) con anacardi spolverati di zucchero a velo e nocciole tostate con cacao. Per pulirsi la bocca (si fa per dire ovviamente) della frutta fresca disidratata, dall’aspetto così sottile da risultare praticamente trasparente. Grandiosa!

ConclusioneUsciamo serviti e riveriti dalla flotta di camerieri sommelier capisala e capi dei capisala, come del resto è avvenuto durante tutta la serata. Schiviamo il vip di turno, l’ex ministro della Repubblica, il tavolo di imprenditori e quello dei facoltosi turisti stranieri.
Un esperienza, intensa non immediata, ma neanche faziosa e forzata. Un’esperienza comunque che consigliamo di provare.

CRACCO PECKVia Victor Hugo, 4
Milano
Tel. 02/876774
Visitato il 15 gennaio 2007

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